Poteva essere una Vittorio Veneto (24 ottobre 1918) e invece è stata una Caporetto (24 ottobre 1917).
Il campionato è ricominciato, non lo stesso campionato, uno nuovo, uno diverso. Diverso nelle palestre in cui andremo a giocare e diverso nelle squadre che incontreremo.
Cosi il 24 ottobre la magia si è rinnovata, dopo una attenta preparazione: tra cross fit e personal trainer, tra squat e piegamenti sulle braccia, scivolamenti e suicidi, tra le grasse risate degli dei del basket siamo arrivati pronti e carichi alla prima di campionato.
Non senza ansia e preoccupazioni sulla nuova strada che il gruppo ha preso e soprattutto con coach G che ha capito che si gioca la credibilità, beh forse ho esagerato, diciamo che ha trovato il modo per stare fuori di casa.
Il lunedì di allenamento prima della partita, ci vede in una seduta di sistemazione e comprensione del piano partita. Gli innumerevoli schemi che il coach ci ha impartito in questi mesi vengono provati e riprovati fino alla nausea e sorpresa delle sorprese neanche uno funziona o viene attuato; quindi tutto regolare tutto come da programma del resto gli dei del basket ce l’hanno sempre fatto capire che quello che succede in campo e frutto di una alchimia che si rinnova quando i loro prediletti, gli Irriducibili, scendono sul parquet.
Arriva il momento delle convocazioni, ebbene sì, quest’anno il gruppo è così numeroso che il coach è costretto a fare selezione. Tutti vorrebbero giocare ma purtroppo così non è.
Arriva la sera della partita, la squadra avversaria è la detentrice del titolo. La tensione fra gli Irriducibili è palpabile, siamo così tesi che Ansiamartin (il nostro super eroe) non è neanche riuscito a scrivere sulla chat.
L’inizio e fra battute e saluti con gli avversari, nell’attesa che la palestra si liberi, ma poi tutto ha inizio: la palestra si libera, il tavolo viene preparato, i palloni vengono consegnati per il riscaldamento. Mentre noi tiriamo loro schifano la palla e iniziano un riscaldamento serio, il volto degli irriducibili è teso, concentrato. Gli dei del basket arrivano si siedono sopra il campo e aspettano con gioia che contagia anche noi.
Fraxxa, il nuovo Irriducibili che in fatto di ansia sfida Ansiamartin, ci richiama all’ordine e cinq …sei …set ..otto iniziamo a scaldarci seriamente.
Manca poco e il coach chiama i 5 che scendono in campo, eccoci si parte. Voi sapete, ma per chi non lo sa, il momento in cui il basket prende forma e diventa vivo, reale è la palla a due. È una sorta di big bang, dura pochissimo eppure avviene tutto in quel momento. L’arbitro si gira verso il tavolo che da un cenno che tutto è pronto, guarda il secondo arbitro (quest’anno due arbitri) guarda la palla che tiene con una mano e la lancia verso l’alto, in quella frazione di secondo tutto si ferma: il respiro, il battito del cuore; tutti guardano la palla, i due spilungoni saltano e si ritorna a respirare la tocchiamo noi, palla nostra.
La partita inizia un po’ tesa nei movimenti serve qualche minuto prima che s sblocchi, ma più passa il tempo più gli Irriducibili hanno la consapevolezza che è un a partita che si può giocare, che possiamo giocarcela.
Lo slow basket emerge, difendiamo a uomo, ma il ritmo è quello che ci piace, riusciamo a far girare la palla e il quarto vola via e siamo in vantaggio.
Nel secondo quarto si inceppa qualcosa, loro cercano di fare lo strappo per arrivare alla pausa lunga con un buon vantaggio, teniamo mezzo tempo poi, qualche palla persa e il quarto va a loro siamo sotto di 8.
La pausa lunga ci permette di prendere consapevolezza delle nostre forze e delle nostre possibilità. Più che rifiatare sgombra la mente da sciocche e preoccupazioni. Anche il vice coach Vito ci suggerisce alcune soluzioni, per farsi intendere parla in veneto ma la quantità di D è troppa e non capiamo nulla.
Il terzo quarto vede il Capitano infuriato, corre, difende, tira da tre, penetra insomma fa quello che Coach Maurizio diceva all’inizio del suo campionato: bisogna metterci fisico, testa e corpo. Un terzo quarto da paura che con un 15 a 2 ci riporta sopra di due possessi.
E qui la riflessione è d’obbligo. La vita di un albero è altamente egoistica, non pensa mai che le sue foglie producono ossigeno che fa bene ad altri essere viventi, non pensa che i suoi frutti possano nutrire anche la terra cadendo e marcendo. Non pensa che le sue foglie una volta cadute diventano humus. L’albero nella sua vita da egoista è senza ombra di dubbio molto, ma molto altruista. La consapevolezza di sé l’amore per sé stesso porta all’altruismo. Cede qualcosa di suo per sé stesso, per la sua vita ma al contempo per il bene degli altri.
L’ultimo periodo della partita è un po’ questo. Gli dei del basket con la metafora dell’albero, questo ci voglio dire. Dobbiamo cedere un po’ di noi stessi se vogliamo migliorare e crescere e in questo caso vincere. Dobbiamo cedere l’equilibrio trovato, perdendo le foglie, per poi ritrovarlo un po’ più avanti, per essere più forti e rinvigoriti.
Il quarto parte all’insegna del loro tentativo di rimonta, teniamo bene fino a circa 3 minuti dalla fine quanto affaticati e poco lucidi perdiamo palle, non completiamo la fase di attacco loro ci credono e poi…
… beh il senso dell’umor degli dei del basket è conosciuto, fino a 4 secondi dalla fine le statistiche dicono che loro avevano preso forse 1 rimbalzo in attacco. Ebbene, commettiamo fallo su un loro tiro da tre, siamo avanti di due e devono tirare tre liberi.
Il primo gira sul ferro ed esce, bene al massimo pareggiano; il secondo: ferro e fuori, ottimo; il terzo ferro a sx del tiratore la palla fa una parabola verso il più basso di noi che salta ma non ci arriva, il loro giocatore la prende e senza guardare il canestro, semigancio … pari.
L’over time è storia, noi consapevoli di aver buttato un’occasione entriamo un po’ troppo molli e loro portano a casa la partita.
MA A NOI VA SEMPRE BENE
Presidente, a fine partita il suo commento è più da padre che da Presidente: “non vi ho mai visti così belli”;
Orso, MVP sempre pronto e l’unico a non commettere errori;
Zorro, grande partita, giocata zig zagando per il campo, l’ultimo contropiede … beh diciamo, benzina finita;
Muzman, nuovo Irriducibile, bello atletico, prestante alto, una quantità di ribalzi difensivi impressionante, ti ricordiamo che lo scopo del gioco è quello di mettere la palla dentro a quel cerchio rosso con sotto attaccata una retina;
Giangi, sembri un adolescente alla sua prima uscita con una ragazza, frusta la bestia prima di venir a giocare così plachi l’irruenza;
Gio, una certezza per tutti noi, solo un tuffo che ti ha tolto la pelle è un po’ di carne ti toglie dal campo;
Fraxxa, dunque: respira profondamente, è solo una partita di basket, suvvia, stai tranquillo dai … alla fine eri più bianco di Bruno;
Pag the Cap, partita spettacolare, un terzo quarto degno di Barollo, l’unica cosa basta calciare il pallone;
El Nino, prestazione breve ed intensa, peccato per quel tiro che ribalza 6 volte sul ferro prima di uscire;
Air Steph, giuro che pensavo non riuscisse a mettersi davanti, e siccome sono velocissimo è evidente che lui è stato super veloce. Grande sfondamento;
Jimi, sempre attento ti sei preso pochi tiri, forse perché in palestra faceva freddo?, tranquillo per la prossima abbiamo chiesto di accendere il riscaldamento;
Teddy, partita di sacrificio sotto canestro, poche palle ti sono arrivate e così non ci hai deliziato con i tuoi canestri ma la prossima;
Ansiamartin, che dire bravo hai sempre cercato di fare ordine in campo, i cialtroni dei tuoi compagni non ti capiscono ma tu insisti, ecco l’unica cosa: l’angolo in basso a sx dove di infogni normalmente, scordatelo;
Coach G, bene ma non benissimo, troppo teso, uno che fa pilates deve infondere serenità e tranquillità e ricordati l’età media, fa rifiatare. Bene e benissimo era riferito al fatto che non hai preso tecnico per blasfemia.
Dito vice coach, stare vicino a te in panchina e come fare un full immersion di basket, quante cose sai, ecco se riesci anche a dirle in una lingua comprensibile….
Arch Fabri, dolorante, con il ventre squartato presente al tavolo, stoico come faremo senza di te;
Abbi, sarà deformazione professionale, sarà talento, sarà attitudine, sarà che se continui così quello diventa il tuo ruolo ma come alzi tu le palette non c’è nessuno;
Lupin, la tua presenza è la consapevolezza che il basket esiste;
Monta, Giulian, Martin 2, Luca e soprattutto super TINO, la vostra presenza è stata fondamentale.