Ho sempre pensato che giocare a basket, pur amando in modo totale questo sport, non fosse una cosa per me.
Soprattutto da quando alleno, cioè da molto, ho sempre fatto fatica a trovare divertente giocare.
… ma solo gli stupidi non cambiano mai idea e quindi …
… quindi, capita di trovare degli amici che quasi per scherzo, si rimettono i calzoncini corti e organizzando prima un campetto, poi degli allenamenti, quindi una vera squadra, decidono di partecipare addirittura ad un campionato “vero”.
Li vedi giocare, leggi il giorno dopo le loro considerazioni sulla gara, la gioia, la rabbia, la voglia di rivincita e ti rendi allora conto che il tempo può passare, ma la voglia di giocare mai.
Ci sono poi le foto a testimonianza dei post allenamento e partita (come quelle di Vito che massaggia la caviglia tatuata di una cameriera) e allora hai la certezza del fatto che a volte, nel nome di una passione comune, possono nascere delle alchimie magiche.
Un giorno, riflettendo sul perché alcuni giocatori continuassero a praticare questo sport anche in età come dire … non proprio verde, ho capito che la vera ragione era la bellezza dello stare in spogliatoio con i propri compagni e dell’uscirne rapidamente solo se si fosse deciso di andare a bere una birra tutti assieme.
Gli Irriducibili sono la conferma di questo mio pensiero.
Una stagione sportiva sta per concludersi, con un risultato ragguardevole: i litri di birra bevuti, superano abbondantemente i canestri subiti, pertanto l’obiettivo stagionale è stato raggiunto.
Lo schema “testuggine” unitamente allo slow basket hanno segnato in modo indelebile la storia del basket, anche se molti avversari irriguardosi, incuranti di quello che inesorabilmente sarà il loro destino, ossia trasformarsi a loro volta in “vecchi di merda”, hanno cercato di screditare questa modalità di gioco.
Ora, con le vacanze alle porte, non resta che pensare alla prossima stagione, ma prima, devo cercare di far mio quello che sembra essere diventato il “terzo segreto di Fatima”, ossia sapere dal Presidentissimo quali siano oltre alle borse, gli altri due fattori che costituiscono una squadra vincente.
Dimenticavo, e non so se questo possiate consideralo un merito, ma adesso ho voglia di giocare pure io!